Quando le mie clienti vengono da me per la prima volta e durante la consulenza mi sentono dire le parolacce spesso si imbarazzano e sul loro volto appare una risatina vergognosa. A quel punto non resisto e chiedo sempre il perché di tanto scandalo. La risposta è più o meno tutte le volte la stessa: “sulla bocca di una ragazza non è elegante/corretto/carino/eccetera, eccetera, eccetera!”. Allora indago un po’ e scopro che questa fantomatica ragazza dalla boccuccia d’oro può essere scurrile quanto vuole in TV, nei film o nei libri, perché in quei contesti è accettabile, ma non può quando è una donna reale che fa parte del loro ambiente e della loro socialità. Quindi figuriamoci se la sottoscritta, che si occupa di benessere e predica l’armonia e l’equilibrio universali (e per inciso si prende cura di loro), può aprire bocca e far uscire altro al di fuori di pace e amore!
Allora sai che dico: “Ma che palle questi luoghi comuni”!
Inizio quindi a scavare per trovare l’origine di questa quanto mai fantomatica idea, facendo fare un lavoro di introspezione sul perché una donna reale non possa dire le parolacce, visto che se usate nel modo giusto e contestualizzate come si deve sono tra le azioni più terapeutiche che si possano mettere in pratica. E così vengono fuori altre parole molto più terribili, quali vergogna, disagio, inadeguatezza, senso di impotenza, mascolino, sfiducia, inappropriato, paura. Questi termini sono marchiati pesantemente sulla carne di queste donne, ne portano l’invisibile fardello che intacca la loro vera personalità e a volte impedisce loro di vivere appieno la vita.
Sembrerà banale, ma un bel “vaffa” come si deve alla collega che ti sta torturando non ha mai ucciso nessuna, anzi è liberatorio, scarica la rabbia repressa e permette di ricominciare a colloquiare in termini civili.
Ma non tutte riescono a farlo, non tutte riescono a permetterselo… Perché sfogarsi con termini scatologici (sì, so usare anche parole colte!) aiuta a muovere energia stagnante, marcescente, che langue nel tuo fegato (mai sentito qualcuno dire “ti rode il fegato?”), che perturba la tua circolazione (e “far ribollire il sangue nelle vene”?) fino a consumarti nel profondo.
E quando parlo di sfogarsi non mi riferisco per forza a qualcuno in particolare, perché quello che dovresti mandare allegramente a quel paese potrebbe essere una situazione di “#merda” (ops, l’ho detto!), un’emozione che ti opprime o un’idea che ti sta stretta. Lanciare improperi contro tutto questo ti scarica, ti chiarisce la mente, ti svuota in senso buono e fa spazio al nuovo che deve ancora arrivare.
È un ottimo esercizio se ci pensi, perché tira fuori quella parte di te più istintiva, selvaggia e vera, che ha bisogno di uscire senza preoccuparsi di cosa possano dire gli altri. Quando accade, subito dopo ti scappa una bella risata, soprattutto se non sei abituata a farne un uso consapevole! Ma continua a provare e alleggerirne il peso per sentirti libera di agire e reagire con naturalezza.
Per fare pratica e farlo diventare un atto liberatorio, ti propongo un esercizio da realizzare a casa: l’ho imparato tantissimi anni fa quando studiavo per diventare attrice e approcciavo a una tecnica attoriale che si chiama mimèsi. In pratica si doveva mimare con il corpo e con la voce qualsiasi elemento e oggetto che ci veniva proposto. Così un orologio a pendolo per lo più veniva interpretato stando solennemente in piedi mentre un braccio dondolava a destra e sinistra e un gatto si rappresentava facendo fusa e leccandosi abbondantemente.
In questo caso chiuditi in bagno oppure in camera, assicurati che nessuno possa vederti o ascoltarti, né tantomeno interromperti. E ora mima una bella “scoreggia”, sì hai capito bene un bel peto comprensivo di audio! Ripeti l’esercizio finché non ti sentirai completamente a tuo agio, finché non ti verrà naturale, finché non ti verrà così tanto da ridere che non potrai fare a meno di condividere l’esperienza con la tua migliore amica.
Ti assicuro che dopo non avrai più nessun problema a usare le parolacce, ma soprattutto non avrai più paura di alleggerire la tua anima con un bel “ma chi se ne frega!” perché,come ti dicevo, se usate al momento giusto e contestualizzate sono un ottimo strumento di benessere.
Ps. Che ne dici di mettere subito in pratica quest’ultima cosa e mandare a quel paese qualcosa (o qualcuno!) di questo anno che sta finendo? Sono sicura che c’è una cosa che non è andata come avresti voluto, ma che importa? Liberati e ricomincia… Buon inizio!!!